Ci sono quei periodi in cui la mia vita sociale, già normalmente molto scarna, tocca dei minimi storici vicino allo zero assoluto. Non è un problema, è uno stile di vita che ho scelto e che non mi è stato imposto da nessuno. Avete presente quando Superman si rompe le palle e se ne va nella sua fortezza della solitudine tra i ghacci? Ecco, io non sono Superman. In questo stato di "azzeramento sociale" riesco a percepire vividamente il senso di solitudine trasmesso dai social media. Sembra paradossale, lo so. I tuoi amici, i tuoi parenti, i tuoi conoscenti, sono tutti stipati dentro al tuo computer e al tuo smartphone. Ci sono, però, allo stesso tempo, non ci sono. È un gatto di Schrödinger, vivo e morto, che si morde la coda.
I social non rappresentano un fine, piuttosto uno strumento e, in quanto tale, quello che ci permettono di fare, gli obbiettivi che ci consentono di raggiungere, dipendono da come noi li utilizziamo, nei limiti imposti dalla piattaforma. Nascono come mezzo di connessione "mediata" tra esseri umani, uno strumento attraverso il quale sarebbe possibile instaurare e mantenere legami significativi. Sono ancora usati per questo scopo? Beh, da alcuni sì, pochi in verità, molti usano i social come strumento di auto promozione o di amplificazione del proprio ego o ancora come cassa di risonanza dei propri bisogni, delle proprie frustrazioni, dei propri disturbi mentali.
La tecnologia in generale è un strumento, i sistemi politici ed economici sono degli strumenti, la religione, la costituzione, la cultura, la legge, sono tutti strumenti attraverso i quali gli esseri umani modellano il sistema sociale di cui fanno parte. Ciò che ne risulta è un complesso agglomerato di aspetti positivi e negativi, a volte talmente intrecciati tra di loro che diviene impossibile distinguere dove finisce l'uno e inizia l'altro. La sintesi perfetta della natura umana di cui la società non è altro che un riflesso molto elaborato e sovraimposto.
Luis Quiles è un artista spagnolo, ogni sua opera è un pugno nello stomaco, uno schiaffo alla morale moderna e a quel falso senso di decenza che accomuna masse di ignoranti e ipocriti cresciuti a suon di padre nostro e lorazepam.
Molti lo definiscono un cinico senza misura, è stato censurato, bannato, insultato, minacciato, perchè? Basta guardare una delle sue illustrazioni per capirlo. La sua specialità è la rappresentazione del lato oscuro della società moderna. Che sia l'omofobia, l'abuso di farmaci, lo sfruttamento dei minori, la guerra, la corruzione, la violenza sulle donne, gli sviluppi perversi della tecnologia, non ha importanza. Quiles guarda dove molti non vogliono guardare e, con un riconoscibile stile da comic book e un originale mix di elementi tratti della cultura pop, ci restituisce immagini potenti, provocatorie e disgustose, di denuncia e critica sociale. Geniale l'accostamento tra le dinamiche dei social e quelle del porn business. Il bambino pelle e ossa costretto a mangiare bibbie al posto del cibo, ne vogliamo parlare? E Bomberman tra bambini mutilati dalle mine anti-uomo? In tre parole: fuck your morals. Immagini che fanno riflettere e incazzare, non esiste una via di mezzo. Luis Quiles non è un artista che sussurra dolci parole in rima, è un artista che tira secchiate di merda urlandoti in faccia. Non si può restare tranquilli e indifferenti...a meno che non vi piaccia la merda, ma questa è un'altra storia. Godetevi la galleria va, ciave! (psss, alla fine della galleria c'è il link per una illustrazione dedicata a noi italiani)
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